Danny Bronzini è un giovanissimo musicista di Pisa, già membro di un trio con il quale ha da poco dato alla luce il suo primo disco di inediti dal titolo Waiting For Something Special, pubblicato su etichetta MUSICASTRADA. Nel 2015, a soli 19 anni, ha accompagnato il tour di Jovanotti salendo sul palco assieme al suo storico chitarrista Riccardo Onori.
Dopo il tour con Jovanotti, Danny Bronzini ha continuato la sua carriera solista assieme al suo trio pubblicando il suo primo disco i inediti che sta portando in tour per tutta l’Italia.
Abbiamo raggiunto Danny Bronzini a Roma per fargli qualche domanda sulla sua carriera e sulla sua esprienza sul palco di Jovanotti.
Partiamo parlando del vostro disco, come viene alla luce Waiting For Something Special?
Il cd è nato dopo un lavoro durato un paio di anni, dopo tutto il processo di scrittura dei pezzi, prove e poi registrazioni. Ho iniziato a scrivere le canzoni nel cd quando avevo 17 anni, quindi 3 anni fa; il disco contiene 10 pezzi originali cantati in inglese, dei quali scritto testi e musica, e raccoglie quelle che sono le nostre influenze musicali e le nostre preferenze, ovviamente. Waiting For Something Special non ha un tema preciso: ci sono pezzi che vanno dal pop al rock, passando per funk e reggae, c’è un bel miscuglio di vari generi.
Inizialmente però con il tuo Danny Bronzini Trio avete iniziato con un repertorio di cover, giusto?
Sì, inizialmente sì, abbiamo iniziato con le cover e poi abbiamo iniziato con i pezzi scritti ed è venuto fuori il disco. Comunque adesso, in realtà, siamo un quartetto: dall’uscita del disco la formazione è un po’ cambiata e abbiamo aggiunto una tastiera.
Come ti approcci agli eventi dal vivo? Che cosa conta per te durante la performance live?
Secondo me in un concerto dal vivo conta tanto cercare di coinvolgere il più possibile il pubblico che viene ad ascoltarti; la cosa importante è che alla fine del concerto rimanga qualcosa “addosso” all’ascoltatore: una canzone o qualsiasi altra cosa che gli faccia ricordare che è stato a quell’evento. Gli eventi live sono anche un buon modo per far conoscere i brani alle persone per diffondere la propria musica e il proprio lavoro; io tengo molto alla parte live e sono convinto che è una componente fondamentale del fare musica.
E in che rapporto sei con il tuo pubblico?
Io credo che sia un rapporto positivo e ho visto che in questo periodo le persone che mi seguono stanno aumentando; anche per il fatto che ho fatto questi due tour con Jovanotti e, tramite quelli, sono riuscito a far conoscere un po’ la mia musica alle persone.
Quindi per il prossimo futuro ti dedicherai a questo quartetto?
Sì, esatto, per adesso sì.
Nonostante la tua giovane età puoi vantare di una grande esperienza (sia da solista che con Jovanotti), che consigli vorresti dire ai giovani musicisti?
Mi sento di dire che quando qualcuno pensa di voler diventare musicista deve seguire un po’ l’istinto, magari inizialmente uno si può abbattere perché non ci sono risultati, diciamo, nell’immediato; però credo che questo lavoro sia una sorta di semina e andrai a raccogliere, dopo un po’ di tempo, quello che hai lasciato, chiaramente se l’hai fatto nella maniera giusta, si può anche sbagliare e, alla fine, ci sta.
Diciamo che un ragazzo che potrebbe anche vederti come un esempio, no? Sei partito dai pub fino al tour con Jovanotti e adesso continui la tua carriera con questo disco e diversi concerti in programma.
Sì, alla fine, uno deve credere nelle cose che fa e, se ha un po’ di ispirazione e anche di aspirazione, riuscire a comporre musica propria perché è molto importante come modo di espressione; poi se uno non ha questo obiettivo, è una sua scelta. Quindi il mio consiglio è credere sempre in quello che si fa e non mollare subito, perché è una cosa che, diciamo, richiede un po’ di tempo.
Poi nel nostro Paese è, forse, più difficile dire la propria con musica originale, no?
Sì magari, ora come ora, vanno per la maggiore i turnisti o le tribute band, magari perché le persone non hanno tanta voglia di scoprire le novità e, magari, preferiscono andare a sentire una tribute band con i pezzi che già conoscono e che già apprezzano. Forse è questo il problema, la mancanza di curiosità da parte di chi ascolta, secondo me.
La scelta di Jovanotti di prendere un chitarrista così giovane, credi possa essere d’esempio per tutti i giovani musicisti e per gli altri artisti?
Mah io credo che, per quanto riguarda il caso di Jovanotti, lui abbia fatto anche una sorta di scommessa: quando abbiamo fatto il primo concerto negli stadi io avevo ancora 19 anni e non so in quanti si sentirebbero di mettere un ragazzo così giovane su un palco importante come quello; quindi credo che sia proprio una scommessa che Lorenzo ha fatto e credo, e spero, che la politica dei grandi artisti resti questa, cercare tra i giovani le “nuove leve”, qualcuno di valido che possa fare quel lavoro là, diciamo.
Questa sembra una tendenza piuttosto internazionale, diciamo che è più frequente all’estero che un artista chiami qualcuno del pubblico sul palco, vedi i Foo Fighters, ad esempio.
Sì, beh, credo che Lorenzo abbia ripreso questa tendenza dall’estero; diciamo che nel nostro Paese è piuttosto rara.
Da voce e chitarra in un quartetto, a chitarrista di una delle realtà live più conosciute in Italia e non solo. Cosa si prova? Che cosa è cambiato dopo questa esperienza?
Diciamo che da questa esperienza ho imparato moltissime cose che ho, poi, riportato nella mia musica, in primis il modo di preparare un concerto: che sia un pub, un festival, un palazzetto o qualsiasi tipo di situazione live, perché in queste grandi situazioni live (tipo il tour negli stadi di Jovanotti) c’è una cura dei dettagli impressionante, tutto deve essere una sorta di macchina che deve funzionare perfettamente.
Una situazione del genere è anche difficile da raccontare, è proprio un modo diverso di lavorare e da questo ho imparato a cercare di sperimentare delle cose che, magari, prima non avevo avuto modo di provare o di conoscere. Comunque mi è rimasta questa voglia di scoprire cose nuove e di mettermi in gioco, ecco. Sicuramente è stata un’esperienza che mi è servita molto e che ha cambiato molto il mio modo di approcciarmi all’evento live, di qualsiasi natura.
Che cosa vuol dire per te fare musica? Qual è il tuo palco ideale?
Secondo me fare musica è una cosa che serve per esprimere un qualcosa che hai da dire, ovviamente se si parla di musica originale, perché attraverso la musica riesci a comunicare delle cose che normalmente non riusciresti a trasmettere, almeno per quanto mi riguarda; quindi per certi versi è come se chi suona si specchiasse e riuscisse a vedere quello che ha dentro attraverso questa forma di rappresentazione, musicale appunto. Per quanto riguarda il palco ideale, beh è una bella domanda [ride], secondo me non c’è un palco ideale, o meglio io quando suono mi piace ogni situazione che sia un club o un palazzetto; chiaramente suonare davanti a 60mila persone è una cosa pazzesca; però a me piace dare valore proprio al fatto di suonare davanti alle persone, che siano 10 o 10mila, perché chi viene ad ascoltarti vuole capire qualcosa di te e, alla fine, ricevere un’emozione. Credo che il modo in cui viene preso un concerto sia una cosa soggettiva, sia per chi suona che per chi ascolta; a questo punto potrei dirti che le situazioni ideali per me sono tante [ride].
Chi sono i tuoi artisti di riferimento? Con chi vorrebbe dividere il palco Danny Bronzini?
Quando ho iniziato a fare musica mi sono appassionato tanto alla black music, quindi soul, funk, blues e via dicendo; il mio approccio alla musica è stato questo, poi ho scoperto anche altri generi tipo il pop e la musica cantautoriale. I miei riferimenti, comunque sono, Jimi Hendrix, John Mayer e Michael Jackson, poi ce ne sono anche altri ma se devo riassumere sono questi tre. Comunque mi piacciono generi diversi, non sono legato a una sola categoria.
Da quanto hai detto sei legato alla black music, cosa evidente anche nel tuo disco, ma come ti trovi a suonare un pezzo di Jovanotti che, comunque, è vicino al pop ma ha molte contaminazioni?
Beh, sicuramente è una cosa positiva per me perché Lorenzo è uno che sperimenta tanti suoni diversi e per un musicista a cui piace questa situazione, è comunque molto stimolante. A lui piacciono un sacco di cose diverse e io, sinceramente, mi trovo molto bene con questo approccio alla musica. Ritornando alla tua domanda di prima degli artisti con i quali vorrei dividere un palco, oggi come oggi, ti direi Ed Sheeran o Bruno Mars, loro sono veramente tosti, sono due artisti a livello mondiale che hanno un modo di fare musica che mi piace molto.
Com’è lo stato di salute della musica italiana? È ancora possibile fare i musicisti?
Beh, questa è una domanda difficile. Lo stato di salute della musica in Italia dipende da quale dimensione si intende: cioè nel nostro Paese se non passi per un talent o hai un minimo di visibilità che riguarda la tv è davvero molto difficile farsi notare ed emergere dagli addetti ai lavori o dal pubblico. Sicuramente credo che rispetto ad altre Nazioni sia più difficile farsi notare. Fare il musicista in Italia, secondo me, fa parte dello stesso discorso: se uno riesce ad entrare in dei circuiti specifici, come il turnista ad esempio, secondo me le possibilità ci sono, però anche in quel caso io vedo spesso, come dicevamo, che si tende ad andare sul sicuro e chiamare gente con molta esperienza e mai scommettere su facce nuove e nuovi artisti. Per quanto riguarda la mia esperienza, posso dirti che non è impossibile, se uno ha la fortuna e magari anche la capacità di sapersi muovere può essere una cosa fattibile.
Questa era l’ultima domanda, ti ringrazio a nome mio e di tutti i lettori di Seesound. In bocca al lupo per il disco e per il tour, a presto!!
Grazie a voi, crepi il lupo!! A presto!
Le prossime date live di Danny Bronzini:
3 marzo, Firenze @ Combo Social Club.
4 marzo, Bologna @ Friday Night Blues Bologna.
11 marzo, Mestre @ Centro Culturale Candiani.
12 marzo, Roma @ ‘Na Cosetta.
26 marzo, Collesalvetti (Livorno) @ Villa del Colle.
9 aprile, C. Nuovo Garfagnana (Lucca) @ Grindhouse.
23 aprile, Montichiari (Brescia) @ I Love Cocaine.
25 aprile, Fornacette (Pisa), Festa della Liberazione.
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